Da Cuneo un esempio di civiltà che, da solo, vale più di milioni di discorsi: venti ragazzi rifugiati, registrati come richiedenti asilo e provenienti da Kenya, Costa d'Avorio, Nigeria, Gambia e Senegal, di età compresa fra i 18 e 30 anni, sono stati accettati come volontari per lavorare, per un periodo di 3 mesi, alla manutenzione del parco naturale del Marguareis, uno fra i più belli del Piemonte.
Organizzati in squadre, e coordinati da colleghi italiani, i ragazzi si occupano di pulire i sentieri, fare manutenzione nelle aree attrezzate e di accoglienza turistica; ma, soprattutto, si guadagnano con dignità l'accoglienza che ricevono, imparano un mestiere e la lingua, stringono relazioni amichevoli con le persone del posto e con i turisti.
Tutto questo nell'ambito del progetto "Parco solidale", promosso dal Parco del Marguareis in collaborazione con la Prefettura (la quale ha messo a disposizione anche dei mediatori culturali). Dice il commissario straordinario del Parco, Armando Erbì: per la prima volta accoglienza e integrazione dei migranti passano attraverso la presa in cura del patrimonio naturalistico del territorio che li ospita. L'iniziativa funziona, pensiamo di replicarla al Parco delle Alpi Marittime.
Tutto questo nell'ambito del progetto "Parco solidale", promosso dal Parco del Marguareis in collaborazione con la Prefettura (la quale ha messo a disposizione anche dei mediatori culturali). Dice il commissario straordinario del Parco, Armando Erbì: per la prima volta accoglienza e integrazione dei migranti passano attraverso la presa in cura del patrimonio naturalistico del territorio che li ospita. L'iniziativa funziona, pensiamo di replicarla al Parco delle Alpi Marittime.
E non può non funzionare: perché dove si offre vera partecipazione si ottiene vera integrazione.
Precisamente quello che ci serve, ma che la politica abbietta dei centri di accoglienza-lager gestiti in modo di alimentare mafie non ha interesse a fare. A quella politica conviene di più che gente disperata resti ammassata per anni in stato di detenzione, in un degrado in cui si producono solo rabbia e focolai di violenza: i preziosi ingredienti che servono invece a seminare razzismo e a nutrire velleità autoritaristiche.
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