mercoledì 12 febbraio 2014

Riflessioni delle donne sulle giunte 50e50: un report dal primo incontro a Torino

Sul progetto di avviare una valutazione sulle giunte 50e50 giunte a metà mandato, a partire dalle esperienze delle donne: pubblichiamo di seguito, per esteso, il report del primo incontro svoltosi a Torino, messo a punto dal Collettivo Civico delle donne per il Comune di Torino e dal Laboratorio Politico di TorinoNon si tratta di una relazione riassuntiva, ma letteralmente di una sorta di sintetico verbale che rende conto degli interventi fatti in quella prima occasione. Va da sè che le opinioni qui riportate sono di responsabilità delle singole persone che le hanno espresse (e non sono necessariamente condivise dalle altre partecipanti alla riunione); le proponiamo a tutte come primi spunti e idee reciprocamente proposti, sulle quali fondare una prima riflessione.

Erano presenti alla riunione donne di: Casa delle donne (To), Circoscrizione 8 (To), Collettivo Civico delle donne per il Comune di Torino, CRPO, Giunta del Comune di Torino, Libreria delle donne (Mi), DOL’S, Donne in quota (Mi), Galleria delle donne, Laboratorio Politico Torino, Consiglio della Regione Piemonte, Rete donna, Rete delle Reti, Rivista Marea, Scambiaidee, Udi 3°Millennio

INTRODUCONO:
Per il Collettivo Civico, Pierangela Mela
Il Collettivo Civico delle Donne per il comune di Torino ha una sede itinerante e un’identità collettiva ove si riconoscono e raccolgono donne singole, delle associazioni, del Movimento delle donne per affrontare temi di rilievo politico e seguire i rapporti con le istituzioni, in particolare con il Comune di Torino. Il Collettivo Civico  nato in occasione dell’ultima tornata delle elezioni amministrative, da allora si ritrova con regolarità quasi tutti i mesi. Tiene i contatti con le donne che operano dentro le istituzioni interessate a restare in relazione con il Movimento delle donne della città.

Per il Laboratorio Politico, Laura Cima
Spiego brevemente il lavoro del Laboratorio politico di Torino:  nato un 8 Marzo di 3 anni fa in cui c' stato a To uno strano corteo per metà di studentesse con i loro compagni (AlterEva)e per metà con donne NOTAV. Noi femministe più o meno storiche facevamo da cerniera. L'esigenza era quella di mettere in discussione la politica delle donne dentro e fuori le istituzioni, anche quelle di parità con cui abbiamo avuto un incontro a livello reg.le. Il seminario Politiche in-differenti  stato fatto con CIRSDE e CSPF e con elette, nominate e responsabili di partito. Poi ne abbiamo fatto un altro sulla formazione con Pogliana, federmanager, camera di commercio e università e abbiamo proposto a regione e provincia corsi di alta professionalità per donne e sono stati presentati progetti su bandi europei. Con Almateatro abbiamo un progetto diffusione sulle circoscrizioni. Vogliamo rompere steccati e attraversare appartenenze. Abbiamo proposto questo confronto la cui esigenza  nata a Caranzano con la tre giorni su Politica:sostantivo femminile e proponiamo di confrontarci su come le donne hanno cambiato (o no) la politica delle amministrazioni, quali progetti e quali metodi nuovi? quali confronti con le donne di movimento, quali boicottaggi maschili, quali rapporti con sindaco e consigliere/iquesiti intorno ai quali avviare il confronto stasera.

INTERVENTI
Adriana Nannicini, Milano
Cita l’incontro con Maria Cristina all’Agorà del lavoro. Ricorda l’intervento di Pellerino a Paestum. Desidera da allora riprendere il tema, sentiva la necessità di un confronto tra le realtà di Torino e di Milano. Ottima l’idea di ragionare sul bilancio di meta mandato, utile per correggere il tiro, fare proposte.
Sono tempi di crisi in cui le nostre città si sono impoverite, come fare un bilancio con premesse e conseguenze cosi distanti? Il dato materiale prevale sul dato esperienziale.
Cosa è stato fatto in questi due anni dalle amministrazioni per le donne, non solo in relazione con il Movimento delle donne, ma anche altro. Ad esempio una ricerca condotta a Milano su donne single che indica un cambiamento demografico richiede misure mirate di intervento, infatti c'è aumento di donne che vivono da sole. Effetti e conseguenze da capire.
Quella di Milano è una giunta 50&50 dove le donne sono state nominate per la loro competenza professionale. Competenza politica cosa è in questi casi? Come si intrecciano per il movimento delle donne questi piani di competenza, professionale e politica? SNOQ Milano, che ora non c’è più, non ha mai preso contatti con la Giunta.
Secondo la Presidente CPO di Milano è “evidente la completa perdita di potere da parte del Consiglio”. A Milano sono partiti i “tavoli” su spazi, salute, lavoro, violenza con la presidente della commissione P.O. E’ stata realizzata la Casa delle Donne di Milano nelle aule di una ex scuola, sotto la sede dell’assessorato alla sicurezza, la risposta a un’esigenza degli anni ottanta.

Marigrazia Pellerino (Assessora alle politiche educative), Torino
Occorre porsi in altro modo rispetto agli aspetti attuali. Il “Marketing (o marchetting..) elettorale” molto diffuso, Commissioni e Consiglio sono luoghi in cui mettersi in mostra. Occorrono metodi di lavoro diverso. Occorre evitare di fare l’errore di considerare tali configurazioni immodificabili.

Laura Guidetti (Marea), Genova
Il caso Genova: alcuni dati sociali e politici che non abbiamo saputo prendere in considerazione sotto la spinta della formula 50/50, più donne nelle giunte, che sembrava di per sé efficace per introdurre un cambiamento nella politica delle amministrazioni locali.
Parto da un pensiero di fondo, che il livello di emancipazione delle donne genovesi  medio alto. Hanno avuto un ruolo importante nella resistenza; numerose sono entrate a lavorare nelle fabbriche quando mancava la manodopera maschile; hanno inaugurato il calo demografico e continuano a mantenere un tasso di natalità tra i più bassi; a Genova si verifica il più alto numero di divorzi e nei matrimoni la scelta prevalente  per la separazione dei beni;  tra le città con un maggior numero di associazioni femminili, pur con pochissima integrazione fra loro.
Altri dati (tratti da Cambiare le parole per cambiare il mondo di G. Ruggeri): 1) da un sondaggio Abacus del '99: alle donne genovesi interessa parecchio meno che alle italiane se ci sono più donne in politica 2) da una ricerca del 2007 pubblicata da Leggendaria, dedicata alle posizioni apicali delle donne, a Genova le donne ai vertici di Enti e Istituzioni erano parecchie ma non se ne erano neppure accorte, men che meno avevano avuto l'idea di fare rete a vantaggio di tutte. 3) nello stesso periodo, da un altro sondaggio Abacus somministrato alle consigliere comunali, era emerso che nessuna di loro aveva cercato il voto delle donne in campagna elettorale; dichiarando di aver fatto ogni sforzo per essere considerate come persone.
Come era possibile, con queste premesse, aspettarsi il cambiamento solo attraverso un riequilibrio numerico tra uomini e donne nelle giunte e nelle assemblee elettive? Abbiamo scambiato la forma con il contenuto: era più facile affidarsi alla formula 50/50 piuttosto che entrare nel merito dei problemi della governance in periodo di crisi economica e sociale. Chi  intervenuta in modo critico, a partire dall'altra formula dominante il dibattito, quella della trasversalità,  rimasta ai margini, con una Snoq che occupava gli spazi mediatici coprendo le voci alternative. Ben presto però abbiamo visto eclissarsi tutte quelle candidate che hanno partecipato agli incontri per promuovere le donne nella politica, sia quelle elette che non (in contatto ne sono rimaste proprio poche): andava bene la vetrina elettorale ma poi  finita lì.
Non abbiamo così affrontato neanche l'aspetto relativo alla natura più autoritaria della governance, cioè allo svuotamento di rappresentanza e potere decisionale dei luoghi elettivi: tanto meno contano, tanto più le donne hanno accesso, ma per fare cosa? Con quali strumenti?
Il caso Genova così ha occupato le pagine della stampa locale subito dopo l'insediamento della nuova giunta Doria, quando la assessora al personale, cooptata sulla base del curriculum inviato per posta, ha detto di scegliere il part time in quanto a 35 anni non si poteva permettere di stare 5 anni fuori del mercato del lavoro, aggiungendo in una nota di colore che se fosse stata a Genova non sarebbe andata a votare. Abbiamo potuto apprendere dai giornali che quando era funzionaria in una asl di una regione del nord, aveva avuto parole di gradimento per il decreto dell'allora ministro Brunetta. In tante/i ne hanno chiesto la 'rimozione' ma il neo-sindaco non ha ascoltato queste voci, temendo forse di vedere sminuita la propria autorevolezza. Così ci siamo tenute una assessora buona per tutte le coalizioni, come il beige che va su tutto.
Più recente il caso della assessora ai servizi sociali, subentrata alla precedente che ha lasciato il posto senza tante spiegazioni: si  vista mettere in minoranza da una consigliera del PD la quale ha firmato e fatto approvare una mozione promossa dal PDL, volta a finanziare i centri di aiuto alla vita al fine di far calare il numero di IVG nella città di Genova. (pare che anche a La Spezia sia stata votata una mozione simile, mentre invece quando ci hanno provato in Regione non ci sono riusciti, anche per la presa di posizione di noi donne delle associazioni e della sinistra).
Per finire, a proposito della debolezza politica delle donne in giunta, l'assessora all'ambiente  stata recentemente 'costretta' a dare i dati in Consiglio sulla discarica di Scarpino, ovviamente con voci che superano enormemente la soglia di sicurezza: dopo quasi due anni la strategia politica era quella del tenere i dati nascosti per non dover affrontare il problema della spazzatura!
Da un recente sondaggio il sindaco Doria ha già perso il 15% dei consensi, calando al 76 esimo posto nella classifica di gradimento dei sindaci. Penso che questo lo si debba non tanto alla scarsa comunicatività e simpatia dell'uomo Doria, quanto al fatto di aver scontentato le/i molti che lo avevano votato credendo nel cambiamento (che avrebbe dovuto consistere anche nel liberarsi dai vincoli dei poteri forti della città, delle sue lobby e del PD) e nella politica dei beni comuni e della democrazia partecipativa: ricorderemo il sindaco per essersi chiuso in Consiglio, con i carabinieri sulla porta a tenere fuori i dipendenti di AMT, AMIU e ASTER, che protestavano contro la delibera che prevede aumenti di capitale con ingresso dei privati, spacchettamento delle aziende e altre partite di giro che elimineranno l'incidenza della mano pubblica sulle aziende di interesse pubblico (trasporti, rifiuti, manutenzioni). E su questo terreno, dove si gioca un pezzo importante del futuro della città, il silenzio delle donne elette  stato assordante. Ma c' stato anche il nostro silenzio, come donne delle associazioni e della Rete di donne per la politica, nata per sostenere Doria alle primarie e poi alle comunali. Proposta come lobby finalizzata alla elezione del sindaco, ci siamo dette che eravamo abbastanza mature per proporci come un soggetto politico interlocutore della giunta nei 5 anni del suo mandato e così abbiamo continuato a vederci tra noi (perdendo qualche pezzo; mantenendo un precario equilibrio di rapporto con snoq fatto di concorrenza e collaborazione su iniziative specifiche; incontrando alcune assessore di regione comune e municipi senza però riuscire a dare a questi incontri continuità e prospettiva).
Per alcune era chiaro che la nostra proposta di partecipazione ai processi di cambiamento era legata al fatto che anche a Genova nasceva una giunta arancione - c'era quindi una discontinuità con la gestione del PD che per lunghi anni era stata egemone - meno chiaro come concretizzare la democrazia partecipata. Ci aspettavamo che le stesse assessore ci facessero delle proposte, cosa che non  avvenuta. Del resto per tanto tempo avevamo vissuto secondo pratiche concertative e clientelari e non ne siamo del tutto ancora uscite: clientelari per me significa che siamo state, anche se in modi diversi, quelle che andavano dalle assessore a chiedere soldi per i nostri progetti e per alcuni anni questo ha funzionato (con alcune che hanno ottenuto più o meno di altre, sulla base della maggiore o minore vicinanza al partito/clan); concertative invece, nel senso che essendo per lo più la sinistra nella maggioranza, bastava dire a chi ci era più vicina di alzare il telefono e chiedere l'incontro con l'assessore di turno e subito si accedeva a tavoli dove far sentire le nostre posizioni.
Questo anno, ad esempio, si  interrotta l'interlocuzione con l'assessore regionale alla sanità, un tempo più disponibile, e siamo rimaste al passo, senza strumenti efficaci di pressione, schiacciate tra il vano moderatismo dei passaggi istituzionali e il vuoto radicalismo di chi diceva "okkupate gli spazi".
D'altro canto, siamo state riconosciute come un soggetto dal Municipio del centro che ha promosso un bando per l'uso di locali nello stabile del Centro Provinciale di Accoglienza, bando che abbiamo vinto e siamo in attesa della consegna delle chiavi. Ovviamente dovremo pagare un affitto e dovremo autofinanziare le iniziative e questo  un percorso tutto da costruire.
In conclusione, se un prodotto di questa giunta c' stato,  proprio quello della Rete di donne, ma serve il confronto e l'esperienza delle donne delle altre città per poter maturare ed essere in grado di misurarci con il pensiero unico di queste giunte, che in nome dei bilanci privatizzano e disattendono le aspettative del cambiamento.

Carmen Cassutti, Torino
Interessanti esperienze. Chiede di esporre le piccole soluzioni trovate per risolvere problemi e cogliere aspetti che ci aiutano a fare legame con le altre.

Donatella Martini (DonneinQuota), Milano
Conferma l’esperienza, per diversi aspetti problematica, avvenuta a Milano dove il sindaco ha si mantenuto alcune promesse elettorali (giunta al 50%, partecipate al 47%) ma molte donne si sono sentite abbandonate su altre. Primo fra tutti il problema di creare un VERO sistema di comunicazione e collaborazione fra nuova amministrazione e associazioni delle donne..
Col senno di poi le donne hanno sbagliato a non contestare la decisione di Pisapia di dare, al posto di un assessorato dedicato, delle deleghe che nei fatti non si sono rivelate molto efficaci. Nel frattempo, grazie ad Anita Sonego presidente del C.P.O. del Comune,si  avviata l’esperienza dei tavoli delle donne che hanno avuto grande affluenza ma di fatto solo un (grande) risultato: la costituzione della Casa delle donne, attesa da 30 anni.
Come mai i tavoli che erano stati messi in piedi su importanti temi – grande opportunità di democrazia partecipativa - non hanno funzionato? Esempio eclatante l'iter della delibera sulla pubblicità sessista, approvata a fine giugno 2013, costruita senza interpellare nemmeno i/le partecipant* al tavolo che era stato creato proprio su Donne e pubblicità, e senza tener conto del lavoro già in corso da anni, sul tema, da parte di alcune associazioni femminili come appunto DonneinQuota.
Si sofferma in particolare sul punto 2 della delibera, che un gruppo di donne milanesi ha chiesto di stralciare ove recita: “immagini volgari/indecenti/ripugnanti devianti da quello che la comunità percepisce come “normale” tali da ledere la sensibilità del pubblico. Ma l’unicarisposta – informale –ricevuta  stata di attendere un anno dalla data di approvazione, cio fino a quando "il periodo di sperimentazione della delibera sarà terminato". Una sperimentazione che dovrebbe comprendere anche la costituzione di una commissione formata da alcune consigliere e dalla delegata del sindaco che lavori insieme allo IAP, di cui però si sono perse le tracce.
Un’altra promessa elettorale molto importante riguardava il bilancio di genere, ma non si sono per ora visti sviluppi. Soprattutto  molto difficile farsi ricevere e ascoltare direttamente dal sindaco il quale sarà occupatissimo e pieno di problemi, non si discute, ma in due anni avrebbe dovuto accettare almeno una o due richieste di incontri diretti.
Insomma, poco ascolto. Le decisioni vengono prese dall’alto, senza coinvolgimento della società civile. L’esperienza dei tavoli ne  la prova. Questa verifica di metà mandato può darci l'occasione di farci sentire e per essere più efficaci può certamente aiutare la rete di blog regionali Politicafemminile che ha dimostrato di espandersi in orizzontale con la massima apertura e trasversalità.
In particolare, Politicafemminile Lombardia conta già parecchieautrici che potremmo coinvolgere in questa discussione. Non mi illudo sia facile perché tutte sono troppo impegnate e travolte in molte direzioni (io per prima pur essendo già autrice finora non ho quasi mai trovato il tempo di scrivere anche lì) ma proprio per questo creare un riferimento collettivo, con funzione anche di "archivio" pubblico, può facilitare il lavoro.

Annamaria Salinari, Torino
presidente di un'associazione culturale in San Salvario a Torino. Afferma che la forza delle donne dipende dal voler superare gli ostacoli e fare proposte concrete. Invita ad unire le nostre forze. Con DOL’S di Caterina Della Torre ha lanciato l’idea che le donne, in occasione del prossimo 8 marzo, chiedano l'istituzione di un fondo per l'occupazione da finanziare con l'8 per 1000.

Barbara Rivoira, Torino
E’ una funzionaria che lavora al Comune di Torino presso l’assessorato di Ilda Curti, Riprende il tema dell’incontro. Apprezza l’onda cittadina che si muove per chiedere conto dell’operato. Occorre soffermarsi sul perché  stata fatta una certa serie di cose e non altre. Propone di procedere mettendo in chiaro che  necessario che si sappia che questo bilancio e richiesto e mosso dalle donne.

Serena, per Rete delle Reti, da Milano
Sono molto contenta dell’opportunità che questa iniziativa potrà dare a tutte le donne che si sono impegnate per giunte cosiddette del “cambiamento”, per riattivare oggi una partecipazione che in molti casi si  spenta, certamente anche a causa di errori da entrambe le parti (donne fuori e dentro l’amministrazione) che  bene analizzare e superare con l’esperienza già fatta. Porto i saluti di quelle che (non solo da Milano) non hanno potuto venire per i tempi stretti, ma sono interessate a partecipare. Ringrazio Laura Cima che ha proposto di utilizzare lo strumento dei blog regionali della politicafemminile, che sono aperti a tutte quelle che desiderano collaborare come autrici, pubblicando i loro contributi in autonomia. [qui il blog nazionale con i link ai regionali]. Il primo blog era nato in Lombardia in campagna elettorale, per catalizzare e valorizzare le proposte e il pensiero delle candidate. Ma poi ha replicato in diverse altre regioni (aprendosi a tutte le donne impegnate anche nel sociale e nella cultura!), e pian piano speriamo copriremo tutte le zone: in questo modo tutte ci possiamo conoscere meglio e darci un reciproco riconoscimento. Sono certa che, anche se lentamente, uno strumento davvero inclusivo e trasversale come quello, che si espande in orizzontale, potrà contribuire molto a una rete di comunicazione, relazione e anche di archivio del pensiero e delle attività delle donne.
Faccio parte del gruppo di donne che da vari punti in Italia contribuisce a costruire il portale della rete delle reti femminili: un work (eternamente) in progress che ha lo scopo di accogliere e rilanciare iniziative di tutte le donne a vario titolo impegnate nell’attivismo femminile. Si tratta di un contenitore inclusivo strutturato a “scatole cinesi”, che ciascuna può facilmente riempire di contenuti (schede siti e blog, schede libri e film, documenti pdf ecc), potenzialmente all’infinito. La “politicafemminile”  nata appunto in quell’ambito, nello sforzo di sviluppare un modo davvero nuovo di fare politica. Perché alla fine possiamo discutere di mille problemi concreti, ma se lo facciamo con i soliti metodi della politica fallimentare, trita e ritrita, e rigidamente strutturata al maschile, non caveremo un ragno dal buco. Serve un metodo nuovo perché l’esperienza dimostra che ciò che conta, e fa la differenza, alla fine  sempre il metodo. Se abbiamo avuto delusioni anche dalle giunte arancioni penso che la ragione alla base sia proprio perché, al di là delle migliori intenzioni, il metodo utilizzato  stato esattamente lo stesso di chi le ha precedute. Pisapia e tutti gli altri sindaci “arancioni” lavorano fra mille difficoltà, senza soldi e sotto i condizionamenti di mille interessi privati, non  facile; ma dobbiamo esigere un metodo diverso che ci consenta di contare di più: come quello che Josefa Idem aveva inaugurato, e che  stato prontamente azzerato con le sue dimissioni. Il processo di discussione che nascerà da qui spero che potrà aiutare tutte non solo a fare un bilancio e proposte, ma anche a dare, alle donne che vogliono esserci, una sorta di “identità collettiva”, la cui voce critica possa essere riconosciuta dalle giunte come un interlocutore.

ancora Laura Guidetti, Genova
La Rete di donne per il sindaco Doria pensava di avere la maturità per continuare e poter interloquire con il Comune. Il metodo, sino ad allora consisteva nel rapportarsi con il Comune per ottenere finanziamenti e contributi. Ora di denaro non ce n’è più e quindi il modo di rapportarsi non è stato rinnovato.

ancora Mariagrazia Pellerino, Torino
Dovremmo utilizzare gli organi esistenti in altro modo. La politica del Come e non solo del Cosa. Il bilancio sull’operato politico dovrebbe esserci sempre e continuamente. Racconta della lettera scritta al sindaco e della disponibilità a farsi rimandare a casa perche eletta come indipendente e disposta a tornare al suo lavoro. Questo modo di procedere non le ha procurato l’appoggio immediato delle donne del Movimento, ma critiche per aver agito al di fuori delle procedure consolidate tipiche del modo più tradizionale di fare politica. In assessorato ha impostato da subito un Piano degli obiettivi strategici, con sorpresa del personale, che  diventato subito dopo un ordine di trasformare quanto indicato in obiettivi operativi. Il Come comprende metodi di democrazia delle autonomie scolastiche, cedere quote di potere, fare cultura rispetto alla necessità di far circolare il potere, Perché ad esempio, non utilizzare e massimizzare il ruolo e le risorse delle circoscrizioni? Expo 2015 dedicato a “nutrire il pianeta” è diventato un luogo per vendere spazi a caro prezzo, peccato perché poteva essere l’occasione per portare il tema dell’ alimentazione sostenibile e della filiera corta introdotta nelle mense delle scuole della città.

Germana Buffetti (Consigliera ambiente in circoscrizione San Salvario), Torino
Parla della solitudine dell’eletta. Il suo operare agisce in uno schema dato con scarsissima possibilità di incidere. Cita Adriana Nannicini: Milano dopo 20 anni di Berlusconismo affronta il cambiamento e passa a Pisapia. Molte donne hanno coordinato molti comitati, il programma di Pisapia prevedeva la Città delle donne. Ma cosa e stato fatto? Casa delle donne, risposta da esigenza anni 70. La partecipazione, l'ascolto, la mancanza di risposte. Punti su cui ragionare in futuro. Macchina comunale.. come raccogliere esperienze su questo.

Monica Cerutti (consigliera regionale), Torino
Il bilancio sinora non risparmia le donne. Il periodo non  dei migliori vista la grande diffidenza nei confronti della politica. Riemerge la questione del 50&50 e della qualità. Che le donne facciano squadra o meno in politica rappresenta questione ancora irrisolta. Servirebbe una politica della complessità e non della semplificazione che  quella che va per la maggiore. Anche in regione si sta tentando di promuovere la legge sulla partecipazione, su ispirazione di quella toscana, con vari aggiustamenti. Rispetto al rapporto tra consigli e giunte,  vero che molte norme espropriano di potere le assemblee elettive,  però anche vero che queste ultime non lo utilizzano al meglio.

ancora Mariagrazia Pellerino
Emerge la chiara necessita di usare le istituzioni al meglio . La politica ha deciso di non decidere. Deve passare da noi , dare un senso a quei luoghi, rivisitandoli.

ancora Adriana Nannicini
A Milano si  è accettato di non andare a toccare le istituzioni. Ai tavoli le donne hanno partecipato come “gender expert”. Facciamo autocritica sul Movimento.

ancora Pierangela Mela
L’esperienza di Torino ha qualcosa di molto positivo perché con Mariagrazia Pellerino Assessora alle politiche educative, che arriva dal Movimento e dal Movimento  stata sostenuta in campagna elettorale, la relazione non è mai cessata. La sua stessa elezione  stata sorretta da donne che hanno fatto rete e che si sono ritrovate all’interno dello stesso schieramento politico (S.E.L.) Monica Cerutti in Regione, Germana Buffetti in circoscrizione, Elena Chinaglia all’interno della segreteria attenta alla composizione paritarie delle liste per le circoscrizioni.
Il Collettivo Civico nasce dall’esperienza di “Emily” e del “Forum donne e politica” che a Torino hanno operato per creare una rete con le donne impegnate nelle istituzioni, senza mai dimenticare che tutte fanno Politica in molti luoghi.
Promuove un’autocritica, ponendo l’accento sulla difficoltà del Movimento a riconoscere le abilità di donne, che da esso provengono, e che operano nelle istituzioni con il desiderio di mettersi in gioco in luoghi spesso ostili e fa appello alla necessità di provare a fidarsi, come avviene in una sana relazione. Chi riceve il voto per operare nelle istituzioni deve poter agire, informare, restare in relazione ma godere della fiducia di chi la ha scelta.

ancora Laura Cima 
Non sono molto d'accordo con Pier perch non credo basti fidarsi e non penso che l'appartenenza ad un partito risolva: gli attacchi alle assessore che conosco sono arrivati dai loro capigruppi di tre partiti diversi di centrosinistra. Chiedo trasversalità nel confronto politico innanzitutto tra associazioni: a Torino SNOQ si identifica con donne PD e il CCDT sembra essere vicino a Sel, ma se esprimiamo autonomia questa identificazione può essere pericolosa L'assessora Curti del PD  venuta a confrontarsi con noi: chiederei di allargare il confronto come abbiamo fatto con le città a tutta italia. La rete-blog che Politicafemminile ci mette a disposizione può aiutarci.

ancora Maria Grazia Pellerino
Vorrei dire, e me lo sono tenuto sino ad ora, che trovo riduttivo affermare che il CCD è di SEL come SNOQ è del PD: non concordo con alcune prese di posizione o pratiche politiche delle donne di SNOQ ma questa è una mia opinione e riguarda la politica di questa associazione, perché la riconosco come tale: come un'associazione di donne. Così come trovo non corrispondente al reale affermare che il CCD  vicino a SEL; il Collettivo è stato fondato da donne che non erano iscritte a partiti, da altre che erano iscritte ma non militavano, vi partecipano donne agnostiche. Mi sembra cioe' politicamente non efficace la lettura: questi, il Collettivo, il Laboratorio, sono luoghi nostri dove pratichiamo le nostre pratiche politiche; sono spazi pubblici che a fatica teniamo in piedi e cercando modalità originali fondate sulla politica delle relazioni, sul pensiero e parola in presenza, sullo scambio di esperienze, su culture che non siano competitive e strumentali. Per questo mi avvilisce che questa ricerca venga fatta coincidere con il dominio di un partito, quasi come se anche noi, scimmiottando i maschi, creassimo strutture parallele ai partiti, dove far pesare la nostra persona singolare. Io, quando vengo agli incontri delle donne al Collettivo, ma anche in altri spazi di donne, mi sento libera e anche mi piace dare senso alla forza che dalle altre mi viene e perciò in quelle occasioni parlo più volentieri in positivo, come avevo fatto a Paestum, di questa forza comune che mi viene dalle donne con cui sono in relazione politica e di quello che con questa forza possiamo fare insieme.

L’incontro termina alle ore 20.45
Il presente resoconto è stato redatto sulla base degli appunti presi durante l’incontro da Pier, successivamente verificato e condiviso da tutte coloro che sono intervenute. Si aggiunge, come ulteriore riflessione, un commento all'incontro pubblicato da Adriana Nannicini sul proprio profilo fb.

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